lunedì 7 dicembre 2009

Savana affair








I lavori al Obbjtu Children Village prosegono piuttosto bene. Ce la stiamo mettendo tutta per soddisfare i nostri committenti; siamo molte teste e non è sempre facile arrivare a una sintesi condivisa, ma come personale sul campo, siamo sicuri di adottare di volta in volta le soluzioni più ragionevoli e funzionali.


Da qualche giorno lavoriamo insieme a Dube, un elettricista che ci ha raggiunti da Moyale. Dube vive con noi, è un Burgi e la sera ci racconta del passato delle culture del Kenya e dell’Etiopia, stati i cui confini odierni hanno integrato la sua etnia.


Per il week-end appena trascorso avevamo intenzioni montagnesche: qui intorno ci sono almeno due cime interessanti, il Borolle e il monte Abo; il nostro entusiasmo è stato però smorzato dalla morte di una anziana locale alle pendici dell’Abo. Tre morsi di cobra le hanno impedito di raggiungere l’ospedale per tempo. Sembra un’esagerazione, ma il mondo a Sololo gira così. I pericoli non mancano e si vive a stretto contatto con la natura e il suo linguaggio. La signora era nota in paese per aver contribuito alla posa del ripetitore Safaricom (garanzia del traffico telefonico a Sololo), una rivoluzione per la vita locale datata febbraio 2008. Il cellulare è entrato nelle abitudini cittadine con la forza di un fiume in piena.


La notizia della morte della signora è circolata velocemente in città, assumendo di volta volta sfumature più gravi. Il serpente ha raggiunto dimensioni epiche e l’idea del trekking è sfumata, radicalmente. Abbiamo infatti accettato l’invito di padre Agostino, prete keniota che presidia l’avanposto cattolico di Sololo, per partecipare alla messa in programma a Gololle. Già, sappiate che ci siamo messi la maglia della domenica e siamo andati in chiesa. La barba non l’abbiamo ancora tagliata, forse domani…


A conti fatti, matrimoni esclusi, sia io che Mauro ci siamo accorti di aver perso memoria anche del “Padre nostro”, magari il fatto di noi due in una chiesa porterà pioggia in questa terra arida.


L’appuntamento con Agostino era per le 8:30. Ci siamo svegliati in anticipo per passare dall’Obbjtu Children Village a recuperare slackline e qualche palloncino, ma la nostra Land (“mzè kobe” - la vecchia tartaruga”, ndr) ci ha lasciati a piedi. Gira e rigira, era finita la benza. Difficile capirlo, il quadro strumenti riempie un vuoto nel cruscotto, nessuna spia è collegata all’impianto elettrico. Svelato l’arcano (anche di dove infilare questa benza, perché la bocca del serbatoio è nascosta sotto al posto guida), ci siamo avviati in solitaria verso Gololle. Un bel viaggetto fuoristrada sul confine etiope, contornati dalla sensazione degli ampi spazi d’Africa.


La missione di Agostino non è facile; la maggioranza della popolazione è musulmana e a Gololle il padre non ha trovato abbastanza credenti per la celebrazione. A dire il vero, di credenti c’erano Agostino e il catechista. Io e Mauro abbiamo cercato di alleggerire il carico del loro lavoro montando la slackline, oggetto che incuriosisce molto e che ci permette di trascorrere bel tempo funambolico con la gioventù locale.

In accordo con il padre, abbiamo lasciato Gololle alla volta di Uran, un villaggio ancora più disperso, ma con qualche cristiano in più. Qui l’altare della chiesa è in usufrutto a una signora pazza e con lei padre Agostino ha trovato un ragionevole compromesso; la messa viene celebrata in fondo alla chiesa, utilizzando una panca e un leggio.


Il resto della domenica lo abbiamo trascorso in panciolle; ogni giorno è una dura guerra, chi cede alle lusinghe della doccia e del farsi la barba, ha perso. A volte il caldo soffoca e quando non siamo all’Obbjtu Children Village, uno dei pensieri principali è quello di aspettare il tramonto sotto al (poco) fresco della nostra veranda.

Oggi, al rientro dall’Obbjtu Children Village, mzè kobe ci ha lasciati nuovamente a piedi. Niente benza, ma anche niente batteria. Abbiamo fatto visita al benzinaio locale (vedere foto, avevo paura di saltare in aria a scattare con il flash) e risolto il problema elettrico con la partenza a spinta. Da oggi la nostra macchina viene parcheggiata solo “culo in salita”, oppure lasciata accesa.


Mauro verso le 11:00 di stamattina ha iniziato a cambiare colore. Forse la maledizione di Montezuma. Ha dormito in pausa pranzo e ripreso presto le forze, così alle 14 siamo andati nuovamente sul campo. Giusto per non sbagliare, il nostro amico che “sprizza energia da tutti i poli”si è preso una bella 220V nel braccio che gli ha parzialmente ridato il sorriso. Segno che ormai all’Obbjtu Children Village la corrente è di casa.

Carico un po’ di foto di questo racconto, l’impaginazione sarà quel che sarà, ma almeno vedete dove siamo!


Conto almeno 12 zanzare fetenti incollate al monitor + un centinaio addosso; le due ore di generatore stanno scadendo, così la nostra riserva elettrica e internettiana,

un saluto a tutti,

Andrea e Mauro

7 commenti:

  1. Tama e motori...gioia e dolori!!!!!!!
    Un bacio grosso
    Willa Ale Anita

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  2. AHAHAHAA Montezuma colpisce sempre! Mauro stavolta tocca a te : )
    Bizio

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  3. ...e mentre tu te ne stai in panciolle a goderti il tramonto chiaccherando amabilmente con le zanzare, qua c'è gente che ha già iniziato a lasciare la propria traccia sul manto nevoso!

    Buon lavoro.

    Fra.

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  4. ciao mauro ma che figata le foto pure la sleck line! sei mitico! un abbraccio Vale

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  5. Ciao Mauro....tanti auguri!!!!!!!!!!!!!!!
    Anita Ale WIlla

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  6. ciao ragazzi
    un pò di caldo ve lo invidiamo qui nella ridente brianza fa freschino!!
    auguri Maurooooooooo soffia una lampadina al posto della candelina
    baci Marghe

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